Il
volontariato è un'attività libera
e gratuita svolta per ragioni private e personali,
che possono essere di solidarietà, di giustizia
sociale, di altruismo o di qualsiasi altra natura.
Può essere rivolto a persone in difficoltà,
alla tutela della natura e degli animali, alla conservazione
del patrimonio artistico e culturale. Nasce dalla
spontanea volontà dei cittadini di fronte
a problemi non risolti, o non affrontati, o mal
gestiti dallo Stato e dal mercato. Per questo motivo
il volontariato si inserisce nel "terzo settore"
insieme ad altre organizzazioni che non rispondono
alle logiche del profitto o del diritto pubblico.
Il volontariato può essere prestato individualmente
in modo più o meno episodico, o all'interno
di una organizzazione strutturata che può
garantire la formazione dei volontari, il loro coordinamento
e la continuità dei servizi. In Italia la
Legge n. 266 del 1991 regola il volontariato organizzato
e istituisce delle strutture per lo sviluppo e la
crescita del volontariato su base regionale (i Centri
di Servizio per il Volontariato) che forniscono
gratuitamente alle Organizzazioni di Volontariato,
servizi nel campo della promozione, della consulenza,
della formazione, della comunicazione e molti altri.
Per la legge italiana il volontariato organizzato
nelle associazioni ha le caratteristiche previste
dalla Legge 266/1991 che sono: gratuità assoluta
delle prestazioni fornite dai volontari in modo
personale e spontaneo divieto assoluto di retribuzione
degli operatori soci delle associazioni. La stessa
legge prescrive che le associazioni debbano presentare
democraticità della struttura, l'elettività
e la gratuità delle cariche associative.
Esistono poi molti enti che non sono giuridicamente
organizzazioni di volontariato perché non
sono enti autonomi (sono parastatali o controllati
dalla Chiesa e quindi le cariche non sono elettive
e la struttura non è definibile come democratica),
ma all'interno vi sono pure persone che prestano
attività volontaria, accanto a persone retribuite.
Poi vi sono enti che non prevedono il vincolo assoluto
della gratuità della prestazione e quindi
retribuiscono i propri soci, ma possono anche avere
volontari che affiancano il personale retribuito,
operando gratuitamente.
ORGANIZZAZIONE
NON A SCOPO DI LUCRO
Una
organizzazione non a scopo di lucro (denominazione
legale) è una organizzazione che, non avendo
scopi di lucro, e non essendo destinata alla realizzazione
di profitti, reinveste gli utili interamente per
gli scopi organizzativi. Un'organizzazione non a
scopo di lucro può anche essere indicata
con l'espressione mutuata dell'inglese (barbarismo)
organizzazione non-profit, che può essere
abbreviata in no-profit e non profit sottintendendo
il termine organizzazione. A differenza dell'inglese,
del francese e dello spagnolo, la lingua italiana
non ha elaborato un acronimo (Inglese:
Non-profit organization, Nonprofit organization
(NPO) o, più brevemente, not-for-profit,
Spagnolo: Organización sin ánimo de
lucro (OSAL), Francese: Association à but
non lucratif (BNL, acronimo riferito allo scopo).
Etimologicamente, l'espressione deriva dal termine
latino lucrum, in uso dal 1380, mentre l'espressione
inglese profit, in uso dal 1315, è l'adattamento
del francese antico prufit, in uso dal 1140 a sua
volta dal verbo latino proficere.
La
nozione è cominciata a delinearsi nella seconda
metà del XX secolo, principalmente nei paesi
economicamente più progrediti, insieme ad
una notabilmente accresciuta attenzione sociale
per le attività di solidarietà, favorita
sia dal miglioramento delle condizioni economiche
generali (e, per riflesso, individuali), sia dalla
diffusione dell'informazione, che ha agevolato la
conoscenza di particolari situazioni di disagio,
bisogno, sofferenza di natura economica, sanitaria,
sociale, politica o di altri tipi di contingenze
anche a distanza. Parallelamente, una percezione
di inadeguatezza dei sistemi di solidarietà
sociale provveduti dai grandi stati nazionali o
il riscontro dell'assenza (o dell'impraticabilità)
di strumenti di assistenza e solidarietà
in paesi meno fortunati, ha indotto molti, in forma
per lo più volontaristica, a perseguire operativamente
obiettivi di soluzione (o più spesso, realisticamente,
di attenuazione) di situazioni di bisogno di altri
individui o categorie o gruppi sociali (diversi
in genere dal proprio). Ciò ha dato luogo
allo spontaneo e copioso proliferare di organizzazioni
di natura originariamente privata che in genere
perseguono obiettivi di solidarietà rivolti
quando in patria a soddisfare bisogni di estrema
specialità (ad esempio le numerose associazioni
per l'assistenza ai malati di malattie rare) o quando
all'estero al soddisfacimento di fabbisogni primari
(ad esempio, ma non solo, le altrettanto numerose
organizzazioni per la fornitura di cibo e medicinali).
La rilevanza del fenomeno, la cui crescita è
stata accelerata dall'attenzione prestata dagli
organi di informazione, ha in breve tempo raggiunto
proporzioni tali da costituire una realtà
della quale anche gli ordinamenti giuridici hanno
presto dovuto prender atto, anche (e forse in primissima
istanza) per poter consentire agevolazioni di natura
fiscale a simili attività; in genere, la
sottoposizione di organizzazioni non profit a regimi
fiscali blandi, con ampie opportunità di
esenzione, è vista con favore dall'opinione
pubblica in ragione del solitamente elevato contenuto
etico degli obiettivi perseguiti, quantunque un
simile consenso sia nettamente inferiore per il
caso di organizzazioni perseguenti obiettivi a più
marcata impronta giuridico-politica. In diritto,
il problema affrontato dalla dottrina si è
fondamentalmente incentrato sulla corretta definizione
dell'ente non profit. Rispetto al tradizionale concetto
di assenza di fini di lucro, già in rodato
uso ad esempio per alcune persone giuridiche come
la società cooperativa o l'associazione (casi
nei quali residua, legittimamente, un almeno indiretto
interesse personale dei soci o comunque dei sodali),
la locuzione sottintende (nell'accezione più
comune in Italia) che l'organizzazione abbia finalità
vocatamente solidaristiche, che non vi sia distribuzione
di utili ai soci, che anzi qualsiasi utilità
prodotta (anche nella forma di beni o servizi) sia
destinata con carattere di esclusività in
favore di terzi, e che non svolga attività
commerciali se non limitatamente ad azioni meramente
strumentali al conseguimento degli scopi sociali.
ORGANIZZAZIONI
NON PROFIT
Rientrano pertanto propriamente nella categoria
"non profit" quelle organizzazioni cui
sia applicabile la recente disciplina riservata
alle Organizzazioni non lucrative di utilità
sociale (ONLUS), ma anche quelle che, sia pure in
progetto o in corso di formazione o di consolidamento,
potrebbero una volta a regime presentare caratteristiche
affini; va detto peraltro che la previsione normativa
potrebbe non essere esaustiva di tutte le possibili
configurazioni organizzative che avrebbero titolo
ad essere definite come non profit, stante la vastità
della gamma dei loro possibili obiettivi. Gli enti
che compongono il mondo del non profit si differenziano
sostanzialmente nella loro struttura, distinguendosi
per tipologia e status giuridico. In particolare,
fino ad ora la nostra legislazione italiana ha disciplinato
cinque differenti tipi di organizzazioni private
che operano senza fini economici con finalità
solidaristiche: le organizzazioni non governative
(leg. 49/1987), le organizzazioni di volontariato
(leg. 266/1991), le cooperative sociali (leg. 381/1991),
le fondazioni ex bancarie (leg. 461/1998) e le associazioni
di promozione sociale (leg. 383/2000). Le principali
categorie possono essere così suddivise:
ORGANIZZAZIONI
DI VOLONTARIATO
Secondo gli Artt. 2-3 della legge 266 dell11
agosto 1991 per organizzazioni di volontario si
intende ogni organismo liberamente costituito
che si avvale dellattività di volontariato
che deve intendersi quella prestata in modo
personale, spontaneo e gratuito, tramite l'organizzazione
di cui il volontario fa parte, senza fini di lucro
anche indiretto ed esclusivamente per fini di solidarietà.
Tale dimensione organizzata si configura a partire
dagli anni settanta, ma la sua importanza è
cresciuta in modo particolare durante questultimo
decennio; se guardiamo infatti allanzianità
delle organizzazioni di volontariato presenti sul
territorio, possiamo vedere come la maggior parte
sia di recente costituzione (Rapporto Biennale sul
Volontariato, 2005): delle più di 21.000
(21.021 nel 2005) associazioni esistenti in Italia
il 61 % è nato dopo il 1999. Accanto a questa
crescente rilevanza, si è assistito nel tempo
anche ad una maturazione delle organizzazioni stesse.
Esempio di tale evoluzione sono i profili dei servizi
forniti: accanto a quelli di più classica
valenza assistenziale, si affiancano oggi pratiche
di prevenzione e promozione sociale, con lobbiettivo
non solo di curare il sintomo ma anche
di eliminare le cause che producono emarginazione
e degrado degli individui.
ASSOCIAZIONI
DI PROMOZIONE SOCIALE
Le associazioni di promozione sociale possono essere
definite quelle organizzazioni in cui individui
si associano per perseguire un fine comune non di
natura commerciale. La loro valenza sociale
deriva dal fatto che esse non sono assimilabili
a quelle associazioni che hanno come finalità
la tutela esclusiva di interessi economici dei membri
(come ad esempio avviene per associazioni sindacali,
di partito o di categoria). Le caratteristiche e
il ruolo svolto dalle associazioni di promozione
sociale sono molto vicine a quelle delle organizzazioni
di volontariato, le differenze risiedono nella possibilità
di remunerare i propri soci e nella valenza mutualistica
dei servizi, anche se è indubbio che oggi
le associazioni non si limitino solamente alla mera
soddisfazione degli interessi e dei bisogni degli
associati, ma abbiano sviluppato una forte apertura
al sociale operando promozioni della partecipazione
e della solidarietà attiva.
COOPERATIVE
SOCIALI
In Italia sono presentii 7.363 cooperative sociali:
4.345 di tipo A, 2.419 di tipo B, 315 di tipo misto
(A+B), 284 sono infine i consorzi (Istat, Rilevazione
sulle cooperative sociali, 2006); esse possono essere
sono definite dallArt. 1, legge 381 dell8
novembre del 1991 cooperative aventi come
scopo il perseguimento generale della comunità
alla promozione umana e allintegrazione sociale
dei cittadini. Esistono quattro tipologie
di cooperative: le cooperative di tipo A che svolgono
attività finalizzate allofferta di
servizi socio-sanitari ed educativi, le cooperative
di tipo B che forniscono attività di inserimento
lavorativo di persone svantaggiate, le cooperative
di tipo misto che svolgono attività tipiche
delle cooperative di tipo A, sia di tipo B ed infine
i consorzi sociali, società cooperative aventi
la base sociale formata in misura non inferiore
al settanta per cento da cooperative sociali. Allorigine
di questa forma organizzativa vi è la convinzione
che lattività solidaristica si possa
realizzare anche attraverso la forma di unimpresa
economica, coniugando interesse privato e interesse
generale.
FONDAZIONI
DI DIRITTO CIVILE E DI ORIGINE BANCARIA
Oggi le circa 3.000 fondazioni presenti in Italia
rappresentano un importante attore nel panorama
del non profit. Le fondazioni sono enti senza fini
di lucro con una propria sorgente di reddito che
viene impiegata per scopi di utilità sociale.
A differenza delle associazioni infatti, le fondazioni
non trovano il loro fondamento nei soci e nelle
attività da loro svolte, ma piuttosto nella
possibilità di beneficiare di un patrimonio
(che per legge deve essere non inferiore ai 100.000
euro) che dà loro un'ampia capacità
finanziatrice. Le fondazioni distribuiscono le proprie
risorse con una strategia orientata alla scelta
degli interlocutori per valutare i progetti da finanziare
e in particolare, le aree in cui maggiormente le
fondazioni operano sono listruzione, larte
e la cultura, la sanità, lassistenza
sociale e la ricerca. Le fondazioni svolgono spesso
anche una funzione attrattiva di nuove risorse,
di lasciti, di donazioni di privati e imprese.
ORGANIZZAZIONI
NON GOVERNATIVE (ONG)
In seno alla categoria delle organizzazioni "non
profit" rientrano anche quelle organizzazioni
che di fatto, in genere in ragione di particolari
princìpi ispiratori o di particolari modalità
o luoghi di attività, costituiscono soggetti
di rilevanza inevitabilmente politica e che vengono
a loro volta classificate come ONG quando appunto
il loro operato sia svincolato da quello del governo
dello stato di appartenenza. Le prime Ong nate intorno
agli anni settanta svolgevano unattività
di sostegno del mondo missionario presente nei paesi
in via di sviluppo. Oggi le organizzazioni non governative
sono espressioni organizzate della società
civile di ispirazione anche laica, impegnate sul
più ampio fronte della cooperazione, intessendo
rapporti con le istituzioni nazionali, europee ed
internazionali e contribuendo allelaborazione
di strategie politiche. I tre principali organismi
di coordinamento a cui aderiscono la maggior parte
delle Ong italiane sono: i Volontari nel mondo -
federazione di organismi cristiani di servizio internazionale,
che riunisce 56 Ong di ispirazione cristiana; il
Coordinamento delle Ong per la cooperazione internazionale
allo sviluppo, che riunisce 35 Ong di matrice laica
e il Coordinamento di iniziative popolari di solidarietà
internazionale che conta 28 Ong di ispirazione cristiana.
ONLUS
(Organizzazione non lucrativa di utilità
sociale)
La disciplina delle ONLUS, che nell'acronimo ben
segnalano la compresenza dei requisiti di assenza
di lucro e di utilità sociale, resta pertanto
ben indicativa di alcuni dei possibili campi di
intervento, sebbene in tale inquadramento - è
stato da molti eccepito - siano eterogeneamente
parificati obiettivi di emergenza vitale e scopi
di potenziale fatuità:
1.
assistenza sociale e socio sanitaria
2. assistenza sanitaria
3. beneficenza
4. istruzione
5. formazione
6. sport dilettantistico
7. tutela, promozione e valorizzazione delle cose
di interesse artistico e storico
8. tutela e valorizzazione dell'ambiente
9. promozione della cultura e dell'arte
10. tutela dei diritti civili
11. ricerca scientifica di particolare interesse
sociale
Per
quanto infatti il concetto di non profit sia in
genere, nella sua più immediata accezione,
prontamente riferito a importanti e lodevoli iniziative
di grande spessore, esso purtuttavia comprende qualsiasi
attività dalle caratteristiche sopra abbozzate,
riguardando pertanto la bocciofila di quartiere
come le associazioni per le emergenze alimentari
del Terzo Mondo; ciò ha dato luogo ad eccezioni
ideali ed a proposte per una più rigorosa
verifica della corretta applicazione della disciplina,
soprattutto onde salvaguardare la necessaria terzietà
degli effettivi beneficiari delle iniziative di
questo genere, vista la potenziale facilità
di maliziosa interpretazione del testo normativo.
IMPRESA
SOCIALE
Sempre di più a partire dagli anni 80 si
sono venute affermando forme imprenditoriali e organizzative
create per perseguire finalità sociali operando
all'interno del mercato concorrenziale. La forma
giuridica che risponde a queste esigenze è
quella dell'impresa sociale, che comprende tutte
quelle imprese private, comprese le cooperative,
in cui l'attività economica d'impresa principale
è stabile e ha per oggetto la produzione
e lo scambio di beni e servizi di utilità
sociale e di interesse generale. Si distingue così
per la prima volta il concetto di imprenditoria
da quello di finalità lucrativa: si riconosce
l'esistenza di imprese con finalità diverse
dal profitto. Il valore aggiunto rispetto a un'impresa
tradizionale sta nel tentativo di produrre servizi
ad alto contenuto relazionale, nel cercare di fare
"rete" con esperienze del terzo settore,
nel produrre esternalità positive per la
comunità; fondamentali sono la promozione
dello sviluppo locale, la garanzia di democraticità
dell'organizzazione e di un coinvolgimento diretto
dei lavoratori nella gestione, l'adozione di valori
quali la giustizia sociale, le pari opportunità
e la riduzione delle diseguaglianze. La disciplina
di questi enti contenuta nella l.118/05 è
stata resa organica e attuale tramite il d.lgs.155/06
. L'impresa sociale può operare nei seguenti
ambiti di attività:
assistenza
sociale - assistenza sanitaria e socio sanitaria
- educazione - istruzione - tutela ambientale -
tutela dei beni culturali - formazione universitaria
- formazione extrascolastica - turismo sociale
COMMERCIO
EQUO E SOLIDALE
Le organizzazioni di commercio equo si propongono
di creare opportunità di autosviluppo sostenibile
per le comunità escluse e svantaggiate dei
paesi del sud del mondo. Il perseguimento di tale
obiettivo avviene attraverso l'utilizzo di strumenti
operativi come la vendita dei prodotti nella rete
di Botteghe del Mondo, la crescita della consapevolezza
dei consumatori, attuata attraverso un'adeguata
informazione, l'educazione e l'azione politica che
consiste nell'attività di pressione sulle
istituzioni pubbliche e nell'adesione a campagne.
Le organizzazioni si dividono in centrali di commercio
alternativo (ATOS, Alternative Trade Organizations),
botteghe importatrici e botteghe del mondo; le centrali
hanno un più forte potere di coordinamento
della filiera equa e solidale, essendo l'anello
di congiunzione tra le organizzazioni di produttori
del sud del mondo e le botteghe del mondo dove vengono
commercializzati i prodotti. L'importatore di maggiori
dimensioni è rappresentato dal Consorzio
Ctm Altromercato che è il maggiore importatore
italiano e il secondo a livello mondiale con un
fatturato di 37 milioni di euro e 102 dipendenti
a tempo pieno. Seppur di dimensioni più modeste
giocano un ruolo importante nel panorama del commercio
equo la centrale Commercio Alternativo con quasi
5 milioni di € di fatturato e la centrale Libero
Mondo che ha circa 60 dipendenti e per scelte politiche
vende esclusivamente attraverso la rete di Botteghe
Del Mondo. Gli importatori hanno sviluppato dei
marchi commerciali, a cui spesso erroneamente si
contrappone il marchio di Transfair, che è
invece un organismo di certificazione di prodotti
equosolidali nato nel 1997 per garantire che un
prodotto rispetta gli standard definiti da FLO (Fairtrade
Labelling Organization). La presenza del marchio
di IFAT, che garantisce le organizzazioni di commercio
equo e solidale invece che i prodotti equosolidali
non rende semplice la conoscenza del consumatore.
Le Botteghe importatrici sono dei coordinamenti
di botteghe, per lo più di medie dimensioni
e abbastanza strutturate che intraprendono rapporti
diretti con i produttori del Sud del mondo eliminando
il passaggio effettuato dagli importatori. Le Botteghe
del Mondo', infine, costituiscono il punto vendita
per i prodotti equi ma anche e soprattutto un luogo
di sensibilizzazione, di scambio culturale e di
azione politica. In Italia sono circa 300 e aderiscono
all'Associazione Botteghe del Mondo costituitasi
nel 1991.
FINANZA
ETICA
La finanza etica nasce per sostenere le attività
di promozione umana e socio ambientale, pone al
centro della sua attività la persona e non
il capitale, l'idea e non il patrimonio, la giusta
remunerazione dell'investimento e non la speculazione;
tale sistema garantisce credito ai soggetti che
hanno un progetto economicamente sostenibile e socialmente
importante ma che non ottengono finanziamenti dagli
istituti bancari tradizionali perché sprovvisti
di garanzie patrimoniali. La finanza etica risponde
alla necessità di riportare la finanza a
svolgere la funzione originaria di garante del risparmio
evitando gli impieghi puramente speculativi. Tra
le organizzazioni fondatrici, la più rilevante
è l'Associazione Finanza Etica, attiva sin
dalla fine degli anni settanta. È un'associazione
di secondo livello che si propone di far crescere
la cultura della finanza etica, comprende un osservatorio
di ricerca e confronto tra gli attori della finanza
etica italiana ed attua attività di monitoraggio
del mercato dei prodotti finanziari etici italiani.
L'istituzione creditizia più importante è
costituita da Banca Etica che è una banca
popolare, opera a livello nazionale e ha caratteristiche
che favoriscono l'azionariato diffuso in modo da
favorire processi democratici ai quali corrispondono
"una testa un voto". Il consorzio finanziario
Etimos raccoglie risparmio a sostegno di esperienze
microimprenditoriali e programmi di microfinanza
nel Sud del Mondo. Infine l'attività di raccolta
credito viene effettuata in larga misura anche dalle
cooperative di Commercio Equo, sia in veste di singole
botteghe, sia facendo parte di sistemi più
strutturati come le cooperative socie al consorzio
Ctm altromercato che utilizzano il risparmio raccolto
per finanziarie progetti nel Sud del mondo (concedendo
quindi microcredito ai produttori) oppure per i
lavori di ampliamento e/o manutenzione delle botteghe
stesse. Queste forme di deposito tecnicamente sono
concorrenti alle istituzioni di credito come Banca
Etica.
SALUTE
E RICERCA
Il settore della sanità nel mondo non profit
è al quarto posto dal punto di vista della
concentrazione numerica, corrisponde cioè al
4,4% (9.676 su 221.412 dati Istat) delle organizzazioni
presenti nel territorio italiano. Rimane al primo
posto invece per numero di dipendenti assunti (22,8%)
ed entrate raggiunte (18,8% delle entrate del complessivo
settore). Si caratterizza dallestrema varietà
dimensionale delle organizzazioni: grandi associazioni
private come l'ANFFAS che si avvalgono di ospedali
e strutture sanitarie private altamente professionalizzate,
insieme a piccole e numerose organizzazioni con prevalenza
di lavoro volontario che offrono servizi di assistenza
sanitaria e un servizio relazionale aggiuntivo come
lassistenza ai malati terminali, lassistenza
ospedaliera. Il settore dell'istruzione e della ricerca
invece occupa il terzo posto raggiungendo il 5,3%.
Si avvale di pochi volontari, quindi si basa prevalentemente
su attività remunerata, e la provenienza dei
suoi ricavi è soprattutto privata (consistente
lerogazione delle fondazioni bancarie). Recentemente
è stata proposta dal Governo la trasformazione
dei 15 Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico[5]
pubblici in fondazioni "non profit" (il
"Policlinico Francesco Sforza" di Milano
rappresenta la prima esperienza di questo tipo). La
Fondazione Telethon rappresenta una importante realtà
nel campo della ricerca. Le sue azioni: individuare
tematiche e assegnare fondi per progetti di ricerca,
per borse di dottorato di ricerca e scuole di specializzazione,
costituire proprie unità di ricerca, anche
in collaborazione con università, enti pubblici
di ricerca. Altre associazioni di particolare rilievo
sono l'Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro
(AIRC), la Fondazione italiana per la ricerca sul
cancro (FIRC), l'Associazione italiana sclerosi multipla
(AISM).